RESPIRO/LUCE – Introduzione di Mariapia Valediano

“Luce respiro”

“Luce e respiro sono gemelli

Non puoi vivere senza quelli”. (Samuel, 9 anni)

È semplice semplice e il verso di un bambino ce lo dice come una verità da portarci appresso mentre leggiamo questa raccolta di liberissime parole che arrivano dopo aver attraversato un anno in cui il respiro è stato il tema dei temi, la notizia, assoluto che ha stritolato i nostri pensieri e ci ha fatto ballare una taranta feroce dentro una coorte di parole che abbiamo imparato a usare, impensata area semantica da esplorare: saturazione, polmonite, alveolite, respiratore, emogas. Il coronavirus, sì, e in sovrappiù, negli stessi mesi la cronaca nerissima di una morte vista, rivista, in diretta, è sempre in diretta la morte se è vera, e poi giudicata, con scandalo, con dolore: “Non respiro. Non respiro. Non respiro”. Per venti volte ripetute, le parole di George Floyd, che forse, speriamo, cambieranno un pezzetto di mondo, come ha sorprendentemente detto la sua giovanissima figlia Gianna, 6 anni.

“Luce e respiro erano due fratelli” (Elena, 9 anni).

Il respiro e la luce. Così si nasce. Ci sono tanti commoventi personalissimi racconti di nascite in queste pagine. E racconti di paure, la luce che si spegne, per un momento lunghissimo e poi si riaccende, oppure altre volte si è spenta e basta.

Sono finestre. Piccole finestre sui nostri segreti di persone che hanno sfiorato la fine del mondo. Almeno del mondo conosciuto. È un privilegio posare lo sguardo, senza rubare, perché le parole si offrono e ci portano dentro tutte le vite. Sorelle anche le vite, nel loro desiderio di essere piene e infinite.

La luce e il respiro incontrano i nostri spazi. La natura sta di fronte alla città, al manufatto, all’ordigno dell’uomo come la promessa di fronte al tradimento. C’è qui dentro la consapevolezza di un mondo che non va. La pandemia ha mostrato che quel che serve a salvare la vita, a ridare la luce, è il bene pubblico, la collettività, l’essere responsabili gli uni verso gli altri. La bellezza. Le nostre città, gabbiette attrezzate, non sono per il respiro, l’aria fa male, e nemmeno per la luce, i cortili sono chiusi, gli appartamenti sono stretti, il minimo per dormire, neanche lo spazio per respirare. Appunto.

E c’è una consapevolezza nuova in queste pagine. Belle. Personalissime. Criptiche. Segrete. Trasparenti, quelle dei bambini sono trasparenti.

E poi c’è anche il respiro consapevole, quello che serve ad attraversare un bosco, a scalare una cima, esercizio di cura, addestramento, un bene che possiamo coltivare e così, poco alla volta, ci porta su, a vedere altre luci, il panorama che abbaglia lo sguardo, allarga lo spirito, regala una gioia nuova.

Quanta vita nella parola. Quanto respiro nel raccontare.

È naturale respirare, non ci si pensa, solo quando manca, il respiro si fa il signore del mondo. Senza il respiro non c’è niente. Niente luce. I bambini non vengono alla luce. I fiori non vengono alla luce.

“I fiori amano la luce e se non la vedono muoiono

Io voglio che respirino perché mi piace il loro profumo” (Enea, 9 anni)

Mariapia Veladiano