C’è un riflesso buio anche nelle giornate più luminose, e una scintilla di luce persino nelle notti più cupe. Forse non riusciamo ad accorgercene, più spesso ad accettarlo, in questa cultura del troppo e del troppo poco, degli eccessi e delle sottrazioni. Ma le antinomie fanno parte delle nostre esistenze, delle nostre vite. Siamo sempre in bilico tra gli opposti, sul crinale delle alternative e delle contraddizioni.
Queste pagine celebrano i contrasti con speranza, per lo più in versi ma anche in racconti e prose: prevale la bellezza della condivisione, la completezza dell’appartenersi, la meraviglia di scoprire se stessi attraverso l’energia degli altri e dell’amore (anche dell’Altrove che si incontra nel viaggiare, perché no), quando l’altro sa diventare prisma, sa creare arcobaleni.
Alcune frasi mi hanno ricordato una poesia di Montale, nella sezione “Xenia” della raccolta Satura, dedicata alla moglie: “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino”, perché c’è anche la tristezza dell’assenza, la pena – che alcune composizioni richiamano – di quando vengono offese le donne e la femminilità, anche se la maggior parte degli scritti celebra l’energia dell’amore.
Il “senza” è spesso privazione, certo, è assenza, l’abbandono, addio che sconforta, ma chi dice che non possa essere un valore? Ci sono dei “senza” positivi, zen, che alleggeriscono le nostre vite delle cose inutili, delle persone insincere e moleste, dei carichi di lavoro non necessari, degli oggetti inutili. Così come ci sono vuoti e pieni nella musica e in una città, e nella Storia, anche personale, di un quartiere: segnalano un’impresa che si crea, resiste per un secolo e poi se ne va, ma dai suoi vuoti rinasce in forme nuove e giovani, mostrando come il futuro sappia germogliare da un passato lontano.
“Con e senza” sono la luce e l’ombra, sono le due facce della realtà, sono valori, energie complementari e differenti. “Con” è la presenza, ma potrebbe anche essere della noia, dell’ansia: quante volte le incontriamo nelle nostre giornate troppo sazie, in letti e divani di spine?
“Con” potrebbe essere il troppo, il consumismo, l’era dei “clic” e delle vetrine scintillanti, del cartellino e del prezzo su tante cose che invece hanno poco valore.
“With or without you”, “con e senza di te”, potrebbe significare incertezza, indecisione o nichilismo, il “fare senza” e la mancanza di valori, la vuota oscenità del cratere di una bomba dove prima c’erano la vita e palazzi; sono le contraddizioni adagiate vicino a noi, ogni giorno, che accarezziamo come cani e gatti, comportandoci a volte in modo molto più irrazionale e contraddittorio di quanto vorremmo credere o ammettere.
Ci sono “senza” che semplicemente si ribellano alla contemporanea metastasi del desiderio, che in questo “tutto e niente”, consigliano ogni tanto di deporre la volontà e l’ego, di apprezzare il profumo di rosaspina, convincersi di non aver nulla da vincere e nulla da perdere e vivere sul confine della felicità, senza ingordigia e malanimo, con altruismo e speranza.
Carlo Grande