CON/SENZA – Introduzione alle fotografie di Mattia Marinolli

Tempo addietro vidi a Bangkok una mostra di un fotografo che lavorò per anni per l’Urss. La mostra consisteva in una lunga serie di negativi di 35mm.
Nell’Urss ogni rullino era numerato e così ogni scatto, per “ovvie” leggi portate dall’ossessione del controllo. Per un’intera carriera il fotografo collezionò il primo e l’ultimo negativo di ogni suo rullino scattato, salvandolo così dalla catalogazione e da un’eventuale censura. Un lavoro minuzioso che il curatore decise di non presentare stampato, ma in originale. Le teche si sviluppavano per alcuni metri e i fruitori avevano il naso incollato al vetro per scorgere i dettagli di quel lavoro certosino, per trovare qualche foto sensazionale.Da quel momento cambiai la prospettiva sull’immagine.
Stampare in piccolo formato vuol dire costringere lo spettatore ad avvicinarsi, a concentrarsi e a guardare. Da qui la mia ricerca con la fotografia istantanea. Piccoli monotipi dal sapore un po’ rétro che attraverso la loro resa cromatica tanto imperfetta quanto casuale, assolvono la funzione sia per il fotografo che per il fruitore di osservare il mondo più da vicino.
Nascono così le istantanee che accompagnano i primi due capitoli di questo volume.

Quando si parla di fotografia si parla inevitabilmente di “con” e “senza”. L’immagine fotografica dà una parvenza di realtà, ma è davvero reale ciò che vediamo? La fotografia nasce da una scelta, cosa si decide di tenere all’interno di una determinata inquadratura e cosa no. Cosa voglio comunicare e cosa non voglio. Fotografare vuol dire mentire, ingannare lo spettatore per portarlo sul piano di comunicazione dell’occhio del fotografo.

Mattia Marinolli