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Volume IV META (META’) / VERSO – presentazione giovedì 14 dicembre ore 18.00 presso il Sermig

Cari Amici e Lettori,

Dopo l’esordio con UNICO/UNICA, il sensoriale RESPIRO/LUCE e la diatriba CON/SENZA, ci siamo proiettati verso il Metaverso. Una parola che porta con sé mistero e inquietudine e costituisce una sfida.
Insieme ai nostri Amici di Penna abbiamo voluto giocare con questo termine futuribile e renderlo un binomio, simile a quelli che ci hanno accompagnato in questi anni. Quindi Metaverso ma anche e soprattutto meta-(metà)/verso.
Questa interpretazione ha dato maggiore concretezza al tema e gli autori hanno immaginato mondi virtuali “sostenibili”, sotto forma di ricordi, scelte di vita, viaggi, sliding doors, rivisitazioni letterarie… insomma la fantasia ha galoppato e ha dato vita a creature diverse con il comune denominatore della creatività.
Abbiamo scelto di presentare le poesie e i racconti brevi e lunghi di questo volume dell’alveare dei racconti in ordine sparso. Ma attenzione, sparso non casuale: l’intento è di creare una sinfonia di contenuti alternando la sintesi alle descrizioni, la poesia al viaggio.

La nostra speranza è che, come api di fiore in fiore, voi passerete da una pagina all’altra, tra un sorriso e una riflessione.

Il nostro lavoro andrà a sostegno del PROGETTO ARSENALE DELLO SPORT del SERMIG per sostenere bambini e ragazzi di venti nazionalità diverse dei quartieri Aurora e Barriera di Torino. Con il nostro contributo sarà possibile acquistare abbigliamento sportivo e attrezzature utili agli allenamenti di calcio a 5 e volley.

In questa nuova avventura ringraziamo Giorgio Ballario e Luca Periotto che hanno aggiunto ai racconti dell’Alveare rispettivamente l’introduzione e un’interpretazione fotografica.

Amici di Penna

CON/SENZA – Presentazione alla Casa del Quartiere di San Salvario

In occasione del SaloneOFF di Torino, giovedì 19 Maggio, è stato presentato alla Casa del Quartiere di via Morgari, il terzo volume dell’Alveare dei Racconti, “CON/SENZA”.

Grazie a tutti gli Amici di Penna che hanno partecipato alla presentazione e hanno condiviso le loro storie.

Grazie a Paolo Sollecito dell’Associazione NADI che ci ha descritto il progetto Salone del Libro dei Ragazzi, a Carlo Grande che ha introdotto il libro, a Mattia Marinolli che lo ha illustrato.

CON/SENZA – Introduzione alle fotografie di Mattia Marinolli

Tempo addietro vidi a Bangkok una mostra di un fotografo che lavorò per anni per l’Urss. La mostra consisteva in una lunga serie di negativi di 35mm.
Nell’Urss ogni rullino era numerato e così ogni scatto, per “ovvie” leggi portate dall’ossessione del controllo. Per un’intera carriera il fotografo collezionò il primo e l’ultimo negativo di ogni suo rullino scattato, salvandolo così dalla catalogazione e da un’eventuale censura. Un lavoro minuzioso che il curatore decise di non presentare stampato, ma in originale. Le teche si sviluppavano per alcuni metri e i fruitori avevano il naso incollato al vetro per scorgere i dettagli di quel lavoro certosino, per trovare qualche foto sensazionale.Da quel momento cambiai la prospettiva sull’immagine.
Stampare in piccolo formato vuol dire costringere lo spettatore ad avvicinarsi, a concentrarsi e a guardare. Da qui la mia ricerca con la fotografia istantanea. Piccoli monotipi dal sapore un po’ rétro che attraverso la loro resa cromatica tanto imperfetta quanto casuale, assolvono la funzione sia per il fotografo che per il fruitore di osservare il mondo più da vicino.
Nascono così le istantanee che accompagnano i primi due capitoli di questo volume.

Quando si parla di fotografia si parla inevitabilmente di “con” e “senza”. L’immagine fotografica dà una parvenza di realtà, ma è davvero reale ciò che vediamo? La fotografia nasce da una scelta, cosa si decide di tenere all’interno di una determinata inquadratura e cosa no. Cosa voglio comunicare e cosa non voglio. Fotografare vuol dire mentire, ingannare lo spettatore per portarlo sul piano di comunicazione dell’occhio del fotografo.

Mattia Marinolli

CON/SENZA – Introduzione di Carlo Grande

C’è un riflesso buio anche nelle giornate più luminose, e una scintilla di luce persino nelle notti più cupe. Forse non riusciamo ad accorgercene, più spesso ad accettarlo, in questa cultura del troppo e del troppo poco, degli eccessi e delle sottrazioni. Ma le antinomie fanno parte delle nostre esistenze, delle nostre vite. Siamo sempre in bilico tra gli opposti, sul crinale delle alternative e delle contraddizioni.

Queste pagine celebrano i contrasti con speranza, per lo più in versi ma anche in racconti e prose: prevale la bellezza della condivisione, la completezza dell’appartenersi, la meraviglia di scoprire se stessi attraverso l’energia degli altri e dell’amore (anche dell’Altrove che si incontra nel viaggiare, perché no), quando l’altro sa diventare prisma, sa creare arcobaleni.

Alcune frasi mi hanno ricordato una poesia di Montale, nella sezione “Xenia” della raccolta Satura, dedicata alla moglie: “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino”, perché c’è anche la tristezza dell’assenza, la pena – che alcune composizioni richiamano – di quando vengono offese le donne e la femminilità, anche se la maggior parte degli scritti celebra l’energia dell’amore.

Il “senza” è spesso privazione, certo, è assenza, l’abbandono, addio che sconforta, ma chi dice che non possa essere un valore? Ci sono dei “senza” positivi, zen, che alleggeriscono le nostre vite delle cose inutili, delle persone insincere e moleste, dei carichi di lavoro non necessari, degli oggetti inutili. Così come ci sono vuoti e pieni nella musica e in una città, e nella Storia, anche personale, di un quartiere: segnalano un’impresa che si crea, resiste per un secolo e poi se ne va, ma dai suoi vuoti rinasce in forme nuove e giovani, mostrando come il futuro sappia germogliare da un passato lontano.

“Con e senza” sono la luce e l’ombra, sono le due facce della realtà, sono valori, energie complementari e differenti. “Con” è la presenza, ma potrebbe anche essere della noia, dell’ansia: quante volte le incontriamo nelle nostre giornate troppo sazie, in letti e divani di spine?

“Con” potrebbe essere il troppo, il consumismo, l’era dei “clic” e delle vetrine scintillanti, del cartellino e del prezzo su tante cose che invece hanno poco valore.

“With or without you”, “con e senza di te”, potrebbe significare incertezza, indecisione o nichilismo, il “fare senza” e la mancanza di valori, la vuota oscenità del cratere di una bomba dove prima c’erano la vita e palazzi; sono le contraddizioni adagiate vicino a noi, ogni giorno, che accarezziamo come cani e gatti, comportandoci a volte in modo molto più irrazionale e contraddittorio di quanto vorremmo credere o ammettere.

Ci sono “senza” che semplicemente si ribellano alla contemporanea metastasi del desiderio, che in questo “tutto e niente”, consigliano ogni tanto di deporre la volontà e l’ego, di apprezzare il profumo di rosaspina, convincersi di non aver nulla da vincere e nulla da perdere e vivere sul confine della felicità, senza ingordigia e malanimo, con altruismo e speranza.

Carlo Grande

Volume III CON/SENZA

Dopo un inizio UNICO/UNICA e un’apertura sensoriale verso il RESPIRO/LUCE siamo giunti a una diatriba: CON/SENZA.

La scrittura accompagna molti Amici di Penna che qui trovano un’espressione creativa individuale, accompagnata dal piacere semplice di partecipare alla manifattura di un Alveare collettivo di racconti.


Gli scritti e i testi contenuti in questo terzo volume dell’alveare dei racconti sono il risultato di un anno che, per tutti, è stato faticoso e impegnativo.

Abbiamo deciso di dividere il volume in quattro parti, ispirati dal nostro alveare e dalle api. Ci siamo avvicinati e abbiamo osservato questo meraviglioso operoso insetto in ogni sua parte. Abbiamo pensato alla dolcezza che porta il suo lavoro e allo straordinario spirito di collaborazione di cui è esempio. In tanta semplicità, c’è un capolavoro di ingegneria naturale.  Ed ecco, che come elementi diversi di un’ape, vi presentiamo il nostro terzo volume.

Nella prima parte, il corpo, troverete i racconti. Nella seconda, il pungiglione, sono raccolti testi brevi e incisivi, concisi e profondi. Nella terza parte, le antenne, abbiamo riunito i tanti testi che captano aspetti della nostra società tra il disagio e la preoccupazione per il futuro. Nella quarta parte, infine, troverete la leggerezza delle ali, poesie che celebrano l’amore dando risalto all’altro senza cui non siamo nulla.

In questa nuova avventura letteraria ringraziamo inoltre Carlo Grande e Mattia Marinolli che regalano ai racconti dell’Alveare rispettivamente un’apertura iniziale e un accompagnamento fotografico di grande valore e sensibilità.

RESPIRO/LUCE – Introduzione di Mariapia Valediano

“Luce respiro”

“Luce e respiro sono gemelli

Non puoi vivere senza quelli”. (Samuel, 9 anni)

È semplice semplice e il verso di un bambino ce lo dice come una verità da portarci appresso mentre leggiamo questa raccolta di liberissime parole che arrivano dopo aver attraversato un anno in cui il respiro è stato il tema dei temi, la notizia, assoluto che ha stritolato i nostri pensieri e ci ha fatto ballare una taranta feroce dentro una coorte di parole che abbiamo imparato a usare, impensata area semantica da esplorare: saturazione, polmonite, alveolite, respiratore, emogas. Il coronavirus, sì, e in sovrappiù, negli stessi mesi la cronaca nerissima di una morte vista, rivista, in diretta, è sempre in diretta la morte se è vera, e poi giudicata, con scandalo, con dolore: “Non respiro. Non respiro. Non respiro”. Per venti volte ripetute, le parole di George Floyd, che forse, speriamo, cambieranno un pezzetto di mondo, come ha sorprendentemente detto la sua giovanissima figlia Gianna, 6 anni.

“Luce e respiro erano due fratelli” (Elena, 9 anni).

Il respiro e la luce. Così si nasce. Ci sono tanti commoventi personalissimi racconti di nascite in queste pagine. E racconti di paure, la luce che si spegne, per un momento lunghissimo e poi si riaccende, oppure altre volte si è spenta e basta.

Sono finestre. Piccole finestre sui nostri segreti di persone che hanno sfiorato la fine del mondo. Almeno del mondo conosciuto. È un privilegio posare lo sguardo, senza rubare, perché le parole si offrono e ci portano dentro tutte le vite. Sorelle anche le vite, nel loro desiderio di essere piene e infinite.

La luce e il respiro incontrano i nostri spazi. La natura sta di fronte alla città, al manufatto, all’ordigno dell’uomo come la promessa di fronte al tradimento. C’è qui dentro la consapevolezza di un mondo che non va. La pandemia ha mostrato che quel che serve a salvare la vita, a ridare la luce, è il bene pubblico, la collettività, l’essere responsabili gli uni verso gli altri. La bellezza. Le nostre città, gabbiette attrezzate, non sono per il respiro, l’aria fa male, e nemmeno per la luce, i cortili sono chiusi, gli appartamenti sono stretti, il minimo per dormire, neanche lo spazio per respirare. Appunto.

E c’è una consapevolezza nuova in queste pagine. Belle. Personalissime. Criptiche. Segrete. Trasparenti, quelle dei bambini sono trasparenti.

E poi c’è anche il respiro consapevole, quello che serve ad attraversare un bosco, a scalare una cima, esercizio di cura, addestramento, un bene che possiamo coltivare e così, poco alla volta, ci porta su, a vedere altre luci, il panorama che abbaglia lo sguardo, allarga lo spirito, regala una gioia nuova.

Quanta vita nella parola. Quanto respiro nel raccontare.

È naturale respirare, non ci si pensa, solo quando manca, il respiro si fa il signore del mondo. Senza il respiro non c’è niente. Niente luce. I bambini non vengono alla luce. I fiori non vengono alla luce.

“I fiori amano la luce e se non la vedono muoiono

Io voglio che respirino perché mi piace il loro profumo” (Enea, 9 anni)

Mariapia Veladiano

Volume II RESPIRO/LUCE

Eccoci di nuovo! A Natale abbiamo scritto con alcuni di voi per dare sostegno alle persone che affrontano la malattia e la quotidianità degli ospedali, le quali, attraverso l’ascolto di racconti e la scrittura, possono esternare le loro emozioni e evadere. Questo secondo volume dell’Alveare dei Racconti segue la primavera, la rinascita e si esprime con il Respiro e la Luce. Fiorisce a fine giugno per accompagnare le vostre letture estive. Come per il primo libro Unico/Unica, abbiamo invitato amici di penna a scrivere testi sul tema proposto, coinvolgendo questa volta anche autori decisamente più giovani, in particolare alunni della scuola elementare Arquata Scrivia in provincia di Alessandria. Si sono inoltre uniti generosamente alla nostra iniziativa Mariapia Veladiano che accende il respiro e la luce di questa raccolta narrativa e Stefano Carini che ha realizzato per noi alcuni scatti luminosi. La penna, le parole, i testi possono far sognare, riflettere e imparare. Per questo vogliamo sostenere, con questo nuovo volume e i successivi, iniziative di quartiere che accompagnano i ragazzi dopo la scuola e spesso facilitano la socializzazione e l’inserimento dei giovani sul territorio. In particolare, gli Amici di Penna contribuiranno al prossimo Salone del Libro dei ragazzi a cura dell’Associazione NADI della Casa del Quartiere in San Salvario.

Dedicato a tutti quelli che sono in queste pagine e ai loro pensieri che in questi mesi per magia hanno fatto nascere questi otto capitoli. Nel primo il respiro e la luce della nascita, poi quello della bellezza di un attimo speciale, quindi la loro presenza come costante nella vita. Il quarto affronta le pieghe dell’ombra, per poi immergersi nel capitolo festoso dei giovani scrittori. Il sesto descrive un modo, una via, un metodo. Quindi la magia della poesia e in fine riflessioni libere.

UNICO/UNICA – Introduzione di Fabio Geda

Sono uniche le voci di questi racconti: testimonianza della forma mutevole della parola. E alcuni sono accompagnati da foto che creano un dialogo a suo modo unico tra testo e immagine. Ci si chiede, a volte, perché l’essere umano continui a raccontare storie. Non sono già state tutte scritte? Certo. Ma ogni volta che un uomo, una donna, un bambino, entrano in una storia con la propria sensibilità la rendono unica, diversa da tutte le altre. Se cento persone leggono lo stesso libro hanno, in realtà, letto ciascuno un libro diverso, perché lo hanno abitato con il proprio tempo, con la propria esperienza, con la propria vita, e quindi lo hanno trasformato. Mai smettere di utilizzare le parole per indagare il vivente. Mai smettere di accumulare parole, da usare come chiavi per aprire le porte alla complessità.

Fabio